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Madonna: “Like a Prayer” compie 35 anni!


Il 1989 è un anno che si è distinto per molti fatti che sarebbero passati alla storia. In Giappone Akihito diventa Imperatore, alla 39ª edizione del Festival di Sanremo Fausto Leali e Anna Oxa si aggiudicano il primo premio con il brano “Ti lascerò“, nasce il World Wide Web e cade il muro di Berlino (9 novembre). Ma è anche l’anno di un album su tutti. Quell’album è “Like a Prayer“, il cui singolo – omonimo – è stato pubblicato il 3 marzo del 1989 mentre l’album – appunto – uscirà poco dopo, ovvero il 21 marzo del 1989. Un album dedicato al pubblico adulto, con una canzone principale che mescola elementi pop, rock fino al gospel. L’intera canzone è stata concepita per vivere secondo due punti di vista: quello cattolico e quello – invece – più disinibito (per dirla con leggerezza). Fu una delle canzoni più importanti della carriera artistica di Madonna, ma anche la più contestata. Di mezzo una questione religiosa prima, morale dopo.


“Like a Prayer”: il videoclip del singolo di Madonna




“Like a Prayer”: la storia del brano


La questione religiosa, non è cosa da poco conto per Madonna, tant’è che la canzone viene alla luce dopo la morte della madre, donna particolarmente cattolica e devota, che venne a mancare quando la cantante aveva 30 anni. Non solo: l’album nasce successivamente alla separazione tra Madonna e l’ex marito, il celebre attore americano Sean Penn. Al centro della canzone il peccato, ma anche il senso di colpa, temi importanti per la popstar, alle prese con vicende personali senza dubbio impegnative.
La canzone, frutto del lavoro di Madonna e Patrick Leonard (compositore e produttore discografico che invero, non approvò in toto il testo), vide la luce in sole tre ore. Nel brano c’è la vita della cantante cresciuta sì con l’insegnamento cattolico, ma – questa volta – in un contesto totalmente diverso. Il coro gospel fu cantato dal coro Andrae Crouch, coro che si guardò guardò bene dal comparire nel videoclip della canzone.



Madonna, “Like a Prayer” e lo spot dei record (censurato)



La canzone fu anche colonna sonora di uno spot della Pepsi, spot visto – secondo la società – da ben 250 milioni di persone. Ma la censura morale fu implacabile: l’autorità religiosa e le associazioni di famiglie proposero di boicottare Pepsi portando quest’ultima a ritirare lo spot dopo un solo giorno di trasmissione e senza (ovviamente) toccare il compenso dell’artista. Eppure, ad oggi, è ancora uno degli spot più performanti della storia della televisione.




Immagine di copertina tratta dal videoclip.