Atlantide: le prove di una città sommersa nel Mare del Nord

Nel Mare del Nord è stata ipotizzata il ritrovamento di una nuova Atlantide. Nel tratto di mare britannico è stata individuata una zona in cui prima dell’ultima grande glaciazione esisteva della terraferma. Nel corso degli ultimi anni sono stati eseguiti dei ritrovamenti che hanno spinto verso ricerche più approfondite. Gli ultimi studi hanno dimostrato l’ipotesi di una lontanissima presenza di appezzamenti terrieri nella rotta marina.



Il tratto del Mare del Nord in questione è una delle rotte più trafficate dell’Europa dove le condizioni di studio non sono qualitativamente al massimo. Il freddo e le temperature rigide rendono difficile l’analisi dei fondali. Sebbene le acque non siano limpide per la visione, tuttavia l’utilizzo di strumenti acustici sta dando diversi frutti positivi alle ricerche, attraverso i quali si stanno giustificando alcune teorie.



La regione, chiamata Doggerland, è stata analizzata ampiamente da poter ipotizzare la presenza di insediamenti. In seguito alle analisi svolte da Martin Bates, un geoarcheologo della University of Wales Trinity Saint David e una squadra di ricercatori sono stati rintracciate tracce di elementi alla base di una antica foresta pre-glaciazione. Nella cosiddetta Area C, gli scienziati sono stati in grado di confermare l’esistenza di un tratto di terreno ben conservato contenente campioni di torba e legno di grandi dimensioni, indicando con esattezza che un tempo in corrispondenza di quell’area esisteva una foresta preistorica.



Un fitto mistero, quello della Atlantide Britannica, oscura e segreta come i fondali del mare sotto la quale è immersa. Le ricerche continuano, chissà che un giorno la verità non venga a galla.



Fonte foto: Pexel